My INTO Lindau Experience - a kick off

My Tagebuch 
DAY 1 & 2

Ecco il Flixbus, il mezzo con il quale ho deciso di affrontare il viaggio per il mio corso estivo Erasmus +. L’ho scelto perché voglio provarlo, dopo averne sentito parlare così tanto. Per 40 € mi porta a Lindau. Ok, lo ammetto, per chi ama la velocità non è il mezzo di trasporto più indicato: si ferma in ogni cittá, cambi continuamente vicino di sedile, non hai un posto prenotato. In tutto impiego 12 ore. Comunque a me non pesano. Leggo, studio, dormo, sgranocchio qualcosa, uso il wc interno, navigo sul Wi-Fi libero, chiacchiero con molte persone. Quasi quasi ci compro anche il biglietto di ritorno, con il Flixbus.

Tutto liscio fino in Germania, finché il nostro autista ci dice che avremo visite: controllo della polizia. Siamo a Garmisch, abbiamo appena passato l’Austria. I controlli me li sarei aspettati lì, non ora. Per sicurezza oltre alla carta di identità ho preso anche il passaporto, in previsione che chiudano le frontiere e non mi facciano tornare... non si sa mai! Ai miei a casa ho promesso che sarei tornato, e le promesse vanno mantenute, a costo di passare dall’Ungheria.

Arrivo che è quasi mezzanotte, e in un paesaggio irreale riconosco nel parcheggio un volto noto: insieme alla mia Gastmutti mi accoglie una mia alunna: Alessandra. Abiteremo nella stessa casa. Pensieri contrastanti: le rovino il soggiorno, parleremo in italiano?, e se faccio errori in sua presenza? Ma tutto risulta più naturale del previsto. Ascoltandola sento i progressi che ha fatto nella lingua e mentre mi spiega i dettagli sulla nostra scuola qui a Lindau, mi dico che andrà tutto bene, per entrambi.

Nella casa siamo tre studenti, Brigitte mi presenta la ragazza siriana. Immagino che sia rifugiata qui in Germania, e spero di poterla intervistare sulla sua storia. Poi ciascuno nella propria camera: è tardi. Al mattino una sveglia suona per più di mezz’ora e sono indeciso se andare a bussare: magari qualcuno sta male e non riesce a chiedere aiuto. Il suono viene dalla porta della ragazza siriana. Poi Brigitte, la padrona di casa, esce dalla sua stanza e come se niente fosse mi saluta e mi offre un tè. Accetto volentieri e immagini che la sveglia dal suono disperato sia una cosa normale.

Mattino, lunedì. Faccio finta di non notare che sono il partecipante più anziano e mi concentro sulla lezione: da insegnante posso confermare che è ben condotta e imparo a poco a poco a individuare le caratteristiche di ogni partecipante. Deformazione professionale? Trovo particolarmente interessanti i lavori a gruppo, nei quali posso conoscere meglio i miei compagni di corso e le loro storie di vita. Al termine mi fermo a scuola a fare i compiti assegnati e a imparare i vocaboli nuovi. Gestisco con la segreteria gli eventuali inghippi burocratici. Alle 16 abbiamo la visita guidata alla città. Tempo perfetto, gelato offerto dalla scuola: un’altra occasione per parlare. Faccio foto del lago: una favola!
Verso sera mi avvio a verso casa e programmo la serata, ma non troppo: accettare quello che mi succede senza troppi schemi mentali penso sia più proficuo che seguire la tabella di marcia. E domani è un altro giorno.

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