My INTO Lindau Experience - Day 5 & 6
Giovedì 19
Brigitte mi ha offerto una bicicletta per andare a scuola. Vado con
lei in garage, attendo che sposti la sua Fiat Punto nera, poi la aiuto
ad estrarre la bici. Benissimo, si parte! Nel senso che inizio ad andare
per strada con la spensieratezza italiana delle mattine che promettono
bene. Ma ho sbagliato tutto. Non faccio in tempo a curvare che mi
affianca un SUV bianco dal quale una signora di mezza età (e quindi mia
coetanea) mi apostrofa con appellativi che non sto qui a riferire. Ok,
mi metto in riga e seguo il suo educato suggerimento:
Radweg, pista ciclabile. Da quel momento in poi sono stato
attentissimo a seguire il percorso diligentemente segnato sull'asfalto,
che tra l’altro prevede cambi di carreggiata repentini e improbabili
precedenze da rispettare. E intanto penso alla differenza che c’è tra i
nostri due popoli, uno dei quali ha meravigliose piste ciclabili ma che si permette di urlare a qualcuno per strada...io non mi permetterei mai di farlo. Probabilmente la reazione di
Frau
Besserwisser è motivata: un comportamento stradale come quello
che ho avuto da pochi minuti su una strada tedesca, è paragonabile in
Italia soltanto all'andare contromano in auto per un senso unico. Così,
senza neanche pensarci due volte, guardo con sufficienza un povero
diavolo che ha osato esitare ad un bivio della pista ciclabile e si è
beccato un rimbotto indefinito da una giovane mamma con bimbo al
seguito, e proseguo in fila ben ordinata con gli altri ciclisti verso il
centro. Domani forse prenderò l'autobus...
Esco dal museo cittadino dove è esposta una mostra d’arte del pittore
August Macke. Non mi è piaciuta gran che. Mi siedo sulle scalinate
esterne, aspetto gli altri compagni di corso e intanto osservo la
piazza. Davanti a me una fontana a vasca circolare, poi dietro, due
chiese vicine: quella protestante a sinistra e quella cattolica a
destra. Entro ed esco. Di nuovo entro ed esco. La sensazione è molto
singolare. Nella prima, quella cattolica, un contenuto barocco rosa,
immagini sacre e piccole vetrate variopinte. Temperatura decisamente
fresca rispetto ai 30 gradi della piazza. Ogni dettaglio restituisce una
tensione al mistero ma in modo sereno. La seconda, più luminosa, ha il
soffitto bianco con fregi verde acqua e la vista delle navate spoglie è
interrotta dal colore caldo del legno dei banchi. C’è perfino un’area
dedicata ai bambini. Anche qui l’ordine interno invita al raccoglimento e
alla pace dal lavorio incessante dei pensieri. Sembrano costruite nello
stesso periodo, non fanno a gara per attirare più fedeli, non reclamano
per sé qualche pretesa ragione. Semplicemente stanno affiancate nella
loro diversità. Mi è rimasta una mela nello zaino, la prendo e mi avvio
attraverso la piazza.
Commenti
Posta un commento